Arte&cultura “nel cuore del Congo” scatti di Emanuela Cattaneo in mostra in Tartuca

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“Nel cuore del congo” scatti di emanuela cattaneo in mostra in Tartuca

da Dicembre 2017 – TartucaPiù, via B.Zendrini 22

In mostra la bellezza e l’accoglienza che solo l’Africa sa regalare, insieme ai tratti duri della difficoltà economica e sociale di un paese che fatica a rialzarsi…

Gli scatti fotografici di Emanuela Cattano, ospiti in TartucaPiù, per raccontare volti e storie dal Congo: “Questa è una terra meravigliosa, piena di risorse e di persone forti e coraggiose”

NEL CUORE DEL CONGO FRANCESE

Un luogo magico dove la vita è difficile ma ogni giorno crescono la speranza e le possibilità di un futuro migliore.

Per arrivare a Zanaga, nel cuore della foresta equatoriale del Congo Francese, ci vogliono 2 giorni, uno di aereo e uno di auto su strade per la maggior parte sterrate.https://www.latartuca.it/wp-content/uploads/2018/04/la_missione.jpg

Zanaga è un villaggio di casupole di terra coperte di ondulato metallico, abitato da Bantù e da una colonia di Pigmei. Il centro di tutto, non solo religioso, ma anche sociale, è la vecchia Missione francese.

Lì, un padre comboniano, Rufin, sta facendo un lavoro ammirevole, culturale e sociale, ancor prima che religioso.

Rufin, che noi chiamiamo Rufino con la O da italiano, un po’ italiano lo è: è nato e cresciuto a Zanaga ma ha studiato teologia in provincia di Vicenza e lì è stato parroco per alcuni anni. Tutto quello che ha imparato l’ha poi portato con sé nel suo villaggio per costruire qualcosa di buono per tante persone a cui tanto manca

La Missione era in rovina e lui l’ha rimessa pian piano in attività. All’interno c’è la sua abitazione che è anche la sede della sua enorme parrocchia. C’è la scuola, dalle elementari fino ai 16 anni. C’è un’infermeria con sala parto e un po’ di medicinali di base provenienti dall’Italia, perché lì introvabili. C’è una piccola comunità di bambini orfani o di famiglie indigenti. Alcuni amici italiani hanno portato e montato una pompa che fa arrivare l’acqua dalla sorgente e un gruppo elettrogeno che dà elettricità all’occorrenza. Poi, un orto e un pollaio. C’è un’automobile, l’unica nel raggio di chilometri, che è una sorta di taxi comunitario, perché qui siamo in mezzo alla foresta a 200 km dalla prima cittadina vera e propria e dal primo ospedale e tutti si muovono a piedi.

Questa è una terra meravigliosa, piena di risorse e di persone forti e coraggiose, ma è corrotta e zavorrata da una mentalità che se per tanti versi ci è di insegnamento, per altri, in primis la corruzione, la condizione femminile e l’incapacità di progettare, non lascia crescere il Paese. A Zanaga c’è un ospedale ma è inattivo, così come il frigorifero comunitario e l’aeroporto che giacciono abbandonati

Per Rufino, l’unica possibilità di cambiamento sostanziale è nei bambini, nell’educarli da giovanissimi a una cultura di rispetto e amore che sia anche in grado di progettare, costruire e aiutare concretamente. Questo è lo scopo della scuola e della piccola comunità della Missione che sembra proprio una famiglia. I ragazzi si alzano alle 5:30, si preparano, i grandi aiutano i più piccoli, fanno dei lavoretti di manutenzione della missione – perché ognuno ha le proprie responsabilità – e vanno a scuola, imparano anche l’inglese. Poi compiti, giochi e altri lavoretti nell’orto, nel piazzale, in cucina. Ogni tre giorni, poi, la sera, tutti insieme, si rifornisce la missione di acqua: parte il gruppo elettrogeno ma tutto resta buio perché l’energia deve concentrarsi unicamente verso la pompa. Alla luce di una torcia appoggiata su un gradino, Rufino accende il meccanismo e l’acqua arriva dalla sorgente al praticello dietro la missione. Senza una parola i venti ragazzi si sincronizzano: i più piccoli raccolgono le taniche gialle vuote, le insaponano e le mettono man mano in fila fino alla pompa, dove due addetti, uno per ogni bocchettone, le sciacquano e le riempiono. I più grandi poi prendono le taniche piene e le portano sotto il portico o verso i dormitori. E’ uno spettacolo commovente ed è chiaro che questi bambini possono fare grandi cose del loro futuro

Dai bambini occorre partire anche per agire sulla condizione femminile. Qui le bimbe hanno come unico sogno quello di sposarsi al più presto – a 15 o 16 anni – e fare figli. Non c’è alcuna forma di educazione sessuale, nemmeno da madre a figlia, e nessuno sa come proteggersi, anche se ci sono i distributori di preservativi posti dall’ONU

E una volta che le donne sono sposate lavorano per tutta la famiglia. Come in altri posti del mondo, anche qui spesso l’uomo non lavora mentre anche attività pesanti, come raccogliere e trasportare ananas o manioca, sono femminili.

E il concetto del risparmio non è comune, quindi a fine mese, perlopiù gli uomini, tra bevute e ricariche del cellulare, assottigliano i guadagni familiari.

Rufino sa che questa mentalità non porterà un miglioramento delle condizioni di vita e non aiuterà chi non ha cibo a procurarselo. Sa che è vero, come dicono tutti lì, che l’Occidente ha sfruttato e continua a sfruttare l’Africa e che l’Africa ha diritto ad essere aiutata, ma crede anche che gli Africani debbano creare le premesse culturali per trarre il meglio dagli aiuti. Imparare a costruire, a progettare, a mantenere, a governarsi senza cedere alle lusinghe dello sfruttamento estero (non solo occidentale ma anche malese e cinese) che depreda le ricchissime risorse del territorio. Cambiamento non facile e non veloce. Rufino ci crede e lavora per questo, perché la sua missione religiosa è un progetto culturale e sociale.

Oggi la situazione è un po’ cambiata per Rufino. La Curia lo ha mandato in un altro villaggio della sua parrocchia, Bambama, ancora più piccolo e 84 kilometri ancora più sperduto nella foresta, per realizzare lì qualcosa di simile dal nulla, pur continuando a seguire Zanaga in ogni modo possibile. In questi mesi Rufino è in Italia, nella sua parrocchia vicentina, per apprendere i principi di alcune coltivazioni che possono prosperare nella sua terra e garantire a tutti la possibilità di alimentarsi.

Chiunque volesse concretamente aiutare Padre Rufino può contattare Graziella Storti* a questa mail: lellast@virgilio.it oppure effettuare un versamento sul ccp nr. 32782369 intestato a MBANI ALPHONSE RUFIN – VICENZA

(*) Graziella ha adottato Padre Rufino durante gli studi di teologia in Italia. Rufino non fa parte di associazioni, ma è semplicemente un parroco che ha deciso di dedicare tutte le sue energie e risorse economiche alla sua gente.

Errore: Modulo di contatto non trovato.

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